Critica letteraria di “Vacanze d’estate”

Alcuni giorni fa ho ricevuto un foglio scritto a mano con una grafia d’altri tempi. Vi riporto fedelmente ciò che c’era scritto in quel foglio, di cui un breve scorcio disponibile nella foto.

Ritornare a quella dimensione temporale che non c’è più. No, invece è sempre stata dentro l’anima. Solo che la convinzione secondo cui ora, a distanza di diversi decenni, presi dalla matura capacità razionale di sondare, di esaminare, di giudicare senza omnra di dubbio, ogni aspetto della relatà in cui si vive, quella convinzione non è più solidamente sicura. Prevale troppo, prevale tanto che sembra impossibile ricordare l’adolescenza.

Il racconto è collocato in questa dimensione temporale: walkman, discoteche, cinismo, iimpersonato da alcune figure, più che figure, comparse che si affiancano ai protagonisti, poi scompaiono come fantasmi, fantasmi purtroppo veri.

Il racconto aiuta a ricomporre quei due lati della personalità in evoluzione. I sentimenti e la razionalità che sono in conflitto, come in linea con la tradizione del romanticismo, si alternano nel corso della vita e, ciò che sembra ormai lontano, ritorna: i libri, la scuola, gli amici, le vacanze, la luce solare, il mare, la sabbia. Sono il mondo del sogno, il sogno che è l’adolescneza. E quando un cerchio si chiude, dal passato bisogna riprendere.

N.B. Un racconto, anche se breve, non si legge mai tutto d’un fiato. È questo il mio sistema per far dilatare la dimensione temporale, farla durare, far rallentare il tempo.

Enza Angelastri