GEORGES MARIE JULIEN GIRARDOT: LE REVERENCE A LA LUNE
Anno: 1890
Costanza era uscita al chiaro di luna con le sue sorelle Julie e Cristine. Era una sera d’estate. Dopo cena, Costanza, Julie e Cristine avevano preso l’abitudine di fare due passi nei pressi della sponda del fiume viino a casa. I grilli e le cicale cantavano senza sosta. Le tre sorelle si prendevano dolcemente per mano.
Costanza, che passeggiava dalla parte del fiume si fermò per specchiarsi nell’acqua. La forte luce celeste le illuminava il viso. Ella continuava a guardare il suo volto riflesso nell’acqua, vedeva come questo veniva deformato dalla leggera corrente, quasi impercettibile; tant’è che non si capiva da che parte scorresse il fiume.
Costanza scrutava la sua espressione, coglieva nei suoi occhi un velo di tristezza. Non riusciva proprio a mascherare il suo stato d’animo. Da quando Jean-Paul era partito non era più la stessa. Era sempre distratta o assorta nei suoi pensieri. Jean-Paul era stato il primo uomo della sua vita, e alla sua partenza si promise non amare più nessun altro.
Le era rimasta una lettera. Solo un foglio di carta, nel quale adagiava i polpastrelli per sentire il rilievo dell’inchiostro. Qui chiudeva gli occhi e immaginava lui mentre scriveva. Avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo, sentire l’odore della sua pelle. Così, Costanza prendeva ad annusare il foglio e cercava di convincersi che avesse quel fantastico odore che le ricordava tanto la prima volta che fecero l’amore.
Il pensiero andava inesorabilmente a lui, anche in quella sera al chiaro di luna. Julie e Cristine cercavano di dissuaderla dal pensarlo. Provarono ad intratternerla con giochi e qualche scherzo, ma senza successo.
Costanza si sedette sull’erba un poco bagnata, tirò fuori ancora una volta quella lettera e la rilesse ancora una volta:
Sono costretto a partire Amor Mio. La mia vita non sarà più come prima. Mi macherà una parte del mio cuore. Faccio fatica a respirare mentre scrivo. Ho i brividi di freddo e mi trema la mano. Voi siete stata l’unica donna che davvero ho amato, e voi rimarrete l’unica. Sento ancora il profumo dell’acqua di Colonia che portate sempre. Il vostro sorriso è come il sole al tramonto, e i vostri occhi sono come la volta celeste, infiniti. Spero, che ogni tanto rivolgiate i pensieri a me, mia Costanza. Credetemi, i pensieri viaggiano veloci nell’aria, si innalzano in alto nel cielo e danzano tra le stelle. Sorrido, perché la vostra immagine non si cancellerà mai dalla mia mente, e così ogni qual volta sarò triste penserò al vostro sorriso e tutto andrà meglio.
Il Vostro,
Jean-Paul
Costanza rimase immobile, come di pietra. Gli occhi sgranati fissavano quelle parole. Il respiro si faceva più veloce. Desiderava che il suo pensiero lo raggiungesse ovunque egli fosse, e si trasformasse sottoforma di alito di vento, cosicchè potesse dargli una carezza. Era sicura che lui avrebbe capito.
Costanza si alzò da terra e raggiunse le sue sorelle. Si voltò un attimo per guardare la luna.
A mille chilometri di distanza, Jean-Paul alzò il viso e vide la luna piena. Una leggera brezza lo avvolse. Avrebbe giurato di aver visto il volto della sua Costanza sulla luna. Sorrise. Era sicuro che il suo pensiero era arrivato a destinazione.
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