MICHEL DELACROIX: LE BONHEUR
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Litografia su carta
Anno e dimensioni non disponibili.
Il cielo si era inscurito lentamente, ma non ancora del tutto. Le giornate cominciavano ad allungarsi ed era rimasto come acceso evidenziando una bella tonalità di blu. Un blu che non faceva apparire il cielo nè pauroso e nè misterioso.
Francois attraversava le strade di Parigi e sentiva l’odore dei comignoli invadere correre tra i palazzi. Camminava lento per vedere le luci delle osterie e chi vi era dentro, di tanto in tanto salutava qualche gentiluomo di cui non riusciva a scrutarne il volto in penombra. Aveva sempre amato quell’idea di Parigi.
Aveva visitato tanti posti in Europa, era stato in Italia, in Andalusia, nella Bretagna. Tutti posti deliziosi. Gli vennero in mente le campagne della Toscana, per cui scrisse qualche pensiero. Amava scrivere dei suoi viaggi, nonostante non facesse leggere nulla a nessuno delle sue carte.
Parigi. Parigi era un luogo che non poteva scambiare con nessun altro al mondo. Parigi era anche il luogo dove conobbe Jeacqueline. Ogni cosa di Parigi lo riportava a lei, al suo sguardo, ai suoi capelli. Al suo vestito. Sebbene i suoi genitori le proibissero di frequentare “il letterato”, così lo definivano per denigrarlo, lei non smetteva di pensarci e sperare che un giorno quei versi che lui le recitava di nascosto diventassero presto la loro vita quotidiana.
Francois le promotteva di vivere in campagna, fuori Parigi. Avrebbero fatto il viaggio di nozze in Italia. E Jacqueline rimaneva incantata ingenuamente da quelle parole recitate così bene che pareva di vevere veramente quei momenti.
Ma “il letterato” era un poveraccio. Amava scrivere e viveva in un sottotetto nel Montmartre, tra prostitute ed ubriaconi, ma sognava un giorno di diventare un poeta famoso. Sua madre era stata una ballerina di burlsque, e Francois era cresciuto in un locale di quelli, che faceva anche da pensione agli attori e alle attrici degli spettacoli.
Francois aveva omesso tutta questa parte quando si era raccontato a Jeacqueline. E qualcosa dentro di lui lo divorava pian piano, perché prima o poi tutte quelle bugie non avrebbero retto. Francois aveva cosi tanta vergogna del suo passato che voleva cancellarlo a tutti i costi con il futuro.
Tra tutti questi pensieri che gli ronzavano intorno, mentre lui camminava, si ritrovò di fronte ad un vecchio cortile invaso dall’edera. All’interno vi era una carrozza e un cane che addentava morbosamente un vecchio osso. Francois guardò il pavimento e trovò due pietroline. Le lanciò con leggerezza contro una finestra. Dopo alcuni secondi si affacciò Jeacquiline.
-Passavo di qui…- disse semplicemente Francois.
Invece c’era andato di proposito. Aveva voglia di vederla, nonostante fosse tarda sera.
Lei gli fece un gesto come a dire di uscire dal cortile e di aspettarlo lì.
Francois obbedì e l’aspettò con pazienza.
Nel palazzo di fronte, una vecchia signora lo scrutava dalla finestra. Uno sguardo carico di odio e di disprezzo verso il genere maschile e forse verso tutto il mondo.
Jeacqueline comparve nel suo abito azzurro. Il preferito di Francois.
-Non posso stare per molto.- disse lei guardandosi intorno.
-Amor mio non preoccuparti. Solo un bacio.-
-Qui, sulla strada?- chiese lei con apprensione.
-E chi vuoi che ci veda. Non c’è nessuno?-
Francois prese il suo viso tra le mani e lo portò a sè. Jacqueline si arrese alle sue emozioni. Poi Francois portò le mani ai suoi fianchi.
Il cane prese ad abbaiare, così i due dovettero staccarsi da quell’abbraccio. Poteva esserci qualcuno.
Jacqueline impaurita indietreggiò e s’avviò dentro il cortile.
-Aspetta, amor mio. Dove vai?- chiese Francois.
-Ci faremo scoprire. Devo tornare.- rispose lei avviandosi verso il portone.
Francois rimase lì fino a che lei scomparve all’interno del palazzo. Poi il suo sguardo tornò al cane che si era accasciato in un angolo buio. Era stanco di quell’amore a piccole dosi.
Qualche stella prese a brillare più delle altre intorno. Francois pensò che tutto sommato a Parigi le stelle non fossero così tanto belle. Jacqueline lo seguì dalla finestra fino a che non scomparve dietro un muro. Anche a lei non era rimasto che guardare il cielo, e pensò con tutta se stessa che un giorno l’avrebbe visto con Francois, magari lungo il fiume o su un balcone. Lui le avrebbe recitato una poesia, perché ci sapeva fare con le parole.
© Michael Floris – Tutti i diritti sono riservati.
Molto interessante e originale l’idea di ambientare una storia all’interno di un quadro, e poi come non amare la Parigi di Michel DELACROIX
Grazie mille.