Picture-Story: Il maggiordomo cantante

32° appuntamento della rubrica “Picture Story”.

JACK VETTRIANO: IL MAGGIORDOMO CANTANTE

Info sul quadro

Anno: 1992

Dimensioni: 71 x 91 cm (olio su tela)

Custodito da febbraio 2012 all’Aberdeen Art Gallery (Scozia), prima esibizione pubblica in assoluto.

Quasi ogni sera il giradischi diffondeva delle melodie struggenti e Costanza se ne stava vicino alla finestra a scrutare l’esterno come stesse in prigione. Le note del pianoforte le erano tanto care perché su quel tappeto musicale aveva danzato per la prima volta con lui, il primo e l’unico amore della sua vita.

Costanza guardava il cielo stellato e, alcune sere, si divertiva a cercare la luna che giocava a nascondersi tra le nuvole scure, ma queste scorrevano assai velocemente e la rivelavano al mondo in tutta la sua lucentezza. Era strano vedere quella sfera illuminata appesa al soffitto del mondo e Costanza si chiedeva come fosse possibile arrivarci. Sarebbe stato sicuramente un sogno.

-Signorina, le posso portare qualcosa?- chiese il maggiordomo vedendola alla finestra.

-Un cognac o un barbon.- rispose lei guardando malinconicamente al di fuori.

Il maggiordomo fece un piccolo inchino e si congedò.

-Edgar?- chiamò Costanza all’improvviso.

-Sì?-

Il maggiordomo si voltò di colpo e rimase in attesa di un ordine.

-Grazie.- disse Costanza cortesemente.

Edgar fece un sorriso e chiuse la porta.

Edgar lavorava come maggiordomo da quando era ragazzo. Suo padre era stato l’autista personale del nonno di Costanza e l’aveva introdotto nell’alta società. Aveva visto Costanza nascere, ci aveva giocato quando era una bambina e, ora, gli stringeva il cuore vederla in quello stato.

-Come sta la signorina?- chiese Marie appena Edgar entrò in cucina.

-Non bene, sono preoccupato per lei.- E aggiunse: -Mi ha chiesto qualcosa di forte.-

-Ma tutto questo alcol non le farà male?-

-Se è l’unica cosa che può farla sentire meglio…-

-Povera Costanza.- disse Marie sottovoce per paura di essere sentita da qualcuno.

-Signorina, ecco a lei il suo barbon. Se non ha altro da chiedere io mi ritirerei nella mia stanza.-

-Sì, certo, Edgar. Va pure…-

-Buonanotte.- rispose Edgar chiudendo la porta alle sue spalle.

Costanza prese il bicchiere e tolse il disco dal grammofono. Ora, il silenzio regnava sovrano nella sua stanza. Mentre sorseggiava il barbon, le lacrime le rigavano il viso e cadevano grondanti sul vestito. Piangere in silenzio era ormai una cosa che faceva tutte le sere, da quando Thomas era stato mandato via in esilio lontano da lei.

La candela illuminava lo scrittoio ed il viso di Edgar. La penna scorreva sulla scarta e tracciava parole pulite e ordinate. Edgar aveva deciso di scrivere una lettera a Sir Thomas. Aveva capito che doveva rischiare per vedere felice Costanza; sarebbe stato il suo regalo in segno della sua gratitudine verso la famiglia.

L’automobile correva sulla costa e come un serpente la strada si contraeva a formare degli aspri tornanti e, poi, si distendeva in lunghissimi rettilinei, durante i quali Costanza poteva ammirare le onde del mare infrangersi contro la costa frastagliata. Edgar era riuscito a convicere Costanza a fare una piccola gita fuori porta. L’odore del mare avrebbe giovato sicuramente al suo stato di salute.

Quando Costanza scese dalla macchina, il vento la investì di getto e subito fu avvolta da un turbinio di aria umida e salmastra. Si passò la lingua sulle labbra e appurò piacevolmente che sapevano di sale. Si tolse quindi le scarpe e a piedi nudi camminò sulla sabbia umida. Edgar teneva con fatica l’ombrello per il gran vento e un passo più indietro c’era Marie pronta ad esaudire ogni desiderio di Costanza.

-Che bello qui.- disse Costanza sorridendo.

In lontananza una fascia di nuvole grige avanzava con fare minaccioso. Costanza avvertì il rumore di un automobile e si girò verso la strada. Edgar la guardò e osservò che il suo stato d’animo stava cambiando radicalmente. Marie le teneva il braccio da dietro.

Dall’automobile scese Sir Thomas. Costanza s’irrigidì e Marie dovette quasi sostenerla del tutto da dietro.

Thomas avanzava con passo deciso. Non staccava mai il suo sguardo dagli occhi di lei e Costanza faceva altrettanto.

-Signor Edgar, signorina Marie…- disse Thomas in tono di saluto.

Thomas allungò il braccio e prese la mano di Costanza, poi la condusse alcuni metri lontano da loro.

Il rumore del mare sembrava la rappresentazione esatta di ciò che stava succedendo dentro il corpo di Costanza. Dopo alcuni minuti, Edgar e Marie si avvicinarono. Edgar cominciò ad intonare a gran voce il brano che era tanto caro a Costanza. Thomas le chiese di danzare, così Costanza sorrise e si abbandonò tra le braccia di lui.

Costanza si dimenticò del vento, del sole, del mare. Si dimenticò perfino della solitudine che giorno dopo giorno la stava divorando. Quel ballo le dette la forza e la speranza di continuare a rincorrere il suo sogno, sposare un giorno Thomas.

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