Picture-Story: Notte stellata

4° Appuntamento della rubrica “Picture-Story”

VINCENT VAN GOGH: NOTTE STELLATA

Van Gogh - Starry night ballance

Info sul quadro:

Anno: 1889

Dimensioni: 73 x 92 cm (olio su tela)

Custodito nel Museo di Arte Moderna di New York.

E’ da parecchi giorni che fa caldo, e questa sera mi è venuta proprio voglia di fare due passi su per la collina. Da qui posso vedere l’intero paese che pian piano viene avvolto nell’oscurità della notte. Pare di vedere il mondo dietro un telo di seta azzurro che cade dall’alto, come un sipario. Da qua, riesco a distinguere i tetti delle case distribuite disordinatamente. Che pace… Il canto dei grilli culla i miei pensieri. Lo sentite anche voi?

Le luci delle finestre sono così piccole viste da qui che sembrano lucciole. Non so ancora quanto starò in questo posto, ma mi è già entrato nel cuore. Posso godermi le mie passeggiate tra la luna e le stelle, oppure immerso nella natura, tra i prati e gli arbusti. Avrei voluto condividere tutto questo con un’altra persona. Perché a cosa serve godersi un panorama se non si può condividerlo con nessuno? Se solo potessi, anche solo per un istante, condividere ciò che vedo con chi vorrei, sarei talmente entusiasta che vedrei tutto più grande, tutto più luminoso, tutto più bello. Il cielo si distorcerebbe in un vortice di gioia.

Questa luna mi ricorda un sogno che feci quando ero bambino. Mi trovavo in un viale di cipressi, quasi all’alba. E camminavo. Camminavo per parecchi metri. In alto nel cielo c’era una luna come questa, luminosa, nonostante non fosse piena. Ad un certo punto inciampai e persi un sandalo. Guardai in basso per riprenderlo col piede, ma non c’era più. Allora cominciai a correre per paura che vi fosse qualcuno dietro di me. Ma il viale non aveva fine. Continuavo a correre in quella notte stellata. Ansimavo, sudavo. Poi non ricordo più nulla, ma mi è rimasto impresso quello stato di agitazione che mai ho più provato. E ora, di fronte a questo paesaggio, credo di provare uno stato di calma assoluta. L’esatto opposto di quella sensazione. Che strana la vita.

Mi siedo qua di fronte a questo arbusto e provo a distinguere la linea di confine tra le cose. Intanto, le stelle intorno a me sembrano cingermi in un abbraccio quasi materno. Il canto dei grilli continua a cullare i miei sogni. Per questi non posso distinguere un confine, altrimenti non si chiamerebbero tali.

© Michael Floris – Tutti i diritti sono riservati.