Sensazioni d’Ottobre

Chiesa di Buoncammino (Iglesias - CI)
Chiesa del Buoncammino (Iglesias – CI)

C’è una chiesetta bianca sul colle più alto della città. Mamma mi ha portato oggi che è domenica, e con me ha portato pure mio fratello. Con noi c’è pure la nonna, e tutte le zie. Ogni anno, in questo periodo, passiamo una domenica pomeriggio qui. Ci ritroviamo ai piedi del colle, e tutti insieme seguiamo la strada che porta fino in cima, fino alla chiesa. Papà non vuole mai seguirci, rimane giù e in auto ascolta le partite di calcio alla radio insieme allo zio. Mi piace questo clima di festa, di allegria… mi mette di buon umore. Soprattutto, perché domani ho scuola, e finalmente saprò cosa scrivere nel consueto racconto del lunedì che la maestra ci fa sempre scrivere. Una volta ho scritto che io e il mio amichetto Giulio abbiamo messo delle pietre sui binari del treno, e quest’ultimo passando le sparava in ogni dove; una aveva colpito Giulio e gli aveva rotto un braccio. Mi ricordo ancora le botte che presi da mia madre, e la maestra mi aveva messo 2. “Cosa ci trovi di divertente Mario?” mi disse con tono grave. Questa domenica pomeriggio è la mia prima uscita dopo un mese di punizione che mi ha rifilato mio padre, dopo una cinquina sulla faccia. Sono felice di passare di nuovo le mie ore di gioco all’aria aperta. L’ultima volta c’era un caldo insopportabile, ma ora la temperatura è gradevole. Ho chiesto a Giulio se voleva venire con noi, alla chiesa del Buoncammino, ma ha preferito andare in campagna col babbo. Quanto mi piace questo periodo dell’anno! Ma quanto è in salita questa strada? Sembra non finire mai. I miei cugini mi fanno gli scherzi, e così strappiamo le olive dagli alberi che danno sulla strada e ci facciamo la guerra. “Piano” dice la mamma, “Piano” dice la zia, e poi finisce che ci becchiamo due ceffoni tutti e quattro, e mia nonna sbraita, perché non vuole mai che mamma e zia ci menino. Così andiamo al suo fianco a farci coccolare, e lei, toglie dalla sua tasca delle caramelle al latte. La nonna le porta sempre con lei.

signora-del-buoncammino-iglesias

La cima del colle la raggiungiamo dopo l’ultima curva della strada. Non ho quasi più fiato. Passo dopo passo, la strada scopre la chiesa un poco alla volta, e poi tutto il paesaggio circostante. Mi è sempre piaciuta questa chiesa, perché è immersa nella natura, come a rappresentare un piccolo punto di umanità immerso in un deserto verde, fatto di macchia mediterranea, cisto, e siepi di ogni specie. Saliamo i gradoni, e finalmente, entriamo nel portale. La chiesa viene riempita dalla cantilena della gente che recita le preghiere durante la messa. Io mi sento schiacciato e sovrastato dai grandi. Non vedo più mia madre, che sicuramente è andata a prendere posto da qualche parte, così cerco di farmi largo tra i cappotti di fustagno e di velluto. Cerco di scansare i profumi delle signore, l’odore di tabacco dei signori. Non riesco più a respirare, quando finalmente trovo mia madre in piedi sulla parete. Mi fa un cenno, io la raggiungo. Mi prende e mi posiziona di fronte a sé e butta le sue braccia sulle mie spalle, poi con le mani mi accarezza le guance. Ogni tanto anche mia mamma mi coccola, così io mi sciolgo, perché sentire le sue mani è la cosa più bella del mondo.

chiesa-buoncammino-3

Finita la messa, mettiamo un’offerta nella cassetta di legno. Mamma ha dato 100 lire a me e a 100 lire a Francesco, così le imbuchiamo nella fessura. Il sole è ancora alto nel cielo, quindi mamma, nonna e le zie decidono di rimanere ancora un po’. Allora, io, Francesco e i nostri cugini chiediamo di poter andare a giocare dietro la chiesa, sotto i pini. Ci rincorriamo, giochiamo a nascondino. Cominciamo a sporcarci i pantaloni e le scarpe, così la mamma ci richiama a sé. “Venite, state con noi” dice la zia. Seguiamo tutti la nonna in fila indiana, la quale prende un sentiero perdersi nel verde. Ci facciamo largo tra le siepi di cisto, e quelle di corbezzoli, i quali colorano a chiazze di giallo e di rosso un bel pezzo della collina. Mentre camminiamo non possiamo fare a meno di assaggiarli. Sono dolci, aspri, entrambi insieme. Sono così buoni. Ottobre mi piace anche per questo. L’odore di terra bagnata penetra prepotentemente nelle mie narici, ed io inspiro con lentezza mentre chiudo gli occhi. Mi piace sentire questo odore. Mi ricorda quando mio padre mi porta per funghi o per lumache. Mi ricorda che siamo più vicini alla natura di quanto pensiamo. Dopo alcuni minuti di camminata, il sentiero si interrompe. C’è un buco non troppo grande sul terreno. Provo a sporgermi, ma non riesco a vedere la fine. Francesco ci butta una pietra per sentirne la profondità. “Qui, delle anime pie sono passate e hanno tratto in salvo la Madonna, in tempo di guerra” dice la nonna. Io rimango impressionato, penso a come hanno fatto a passare laggiù senza farsi male, e senza danneggiare la statua. Rimaniamo tutti lì in cerchio, in silenzio, come a riflettere sulle gesta di quella gente, sulla grandezza della Madonna. Mi viene la pelle d’oca.

buoncammino panorama

Il sole si accinge a raggiungere l’orizzonte. Si alza un leggero maestrale, così la mamma ci obbliga ad indossare il giubbotto. La strada di ritorno è più corta. Raggiungiamo i piedi del colle in poco tempo. Troviamo papà e zio sono seduti sul cofano della macchina che fumano entrambi una sigaretta. Le MS rigide. Saliamo tutti in macchina verso una direzione sconosciuta, o almeno per me. Intanto è calata la sera, e con lei un po’ di malinconia. Si sono accesi i lampioni, con quelle luci gialle così fioche che sembrano fiammelle. Alla fine di una via lunghissima spuntano delle luci colorate, un sacco di auto, della musica a tutto volume. Ho capito dove mi trovo: sono le giostre! Io e Francesco esultiamo, gridiamo felici, non riusciamo a stare fermi. Non avremmo mai pensato di andarci proprio oggi. Questa domenica è davvero fantastica!

Scendiamo tutti dall’auto, e tutto elettrizzato tiro la mano di mamma, Francesco quella di papà. “Fate i bravi, altrimenti torniamo a casa!” Non so se l’ha detto mamma o papà, sono troppo distratto dall’ammirare i giochi di fronte a me. Saliamo sul brucomela, papà sta con me e mamma con Francesco. Poi andiamo sugli autoscontri, e infilare il gettone per poi partire mi fa sembrare di accendere una macchina vera. Papà mi fa guidare. Rido. Rido. Ride Francesco. Ride papà. Ride mamma. Che bello vedere tutti ridere! Saliamo pure sull’ottovolante, e poi sul barone rosso. Questi aeroplani salgono proprio in alto, mi viene un nodo allo stomaco. Ho quasi paura. Papà mi fa una foto dal basso, ed io saluto felice. La mamma sorride divertita. Francesco mi spara con il suo aereo. Oh no! Sto perdendo! Comincio a sparare pure io: ratatatatata! Ma il tempo è scaduto. Salire su questi giochi è come salire su un’altalena di emozioni, paure. In fondo, vedo lo zucchero filato, così chiedo a mamma se me lo prende. E’ così strano vedere quella nuvola bianca formarsi dal nulla, mentre un signore con la cuffia blu e un grembiule bianco passa una bacchetta di legno su quello strano marchingegno. Deve essere magia. Prendo la mano di mamma, poi quella di papà. Quando sono felice faccio così. Voglio stare con loro e con Francesco. Mentre passeggiamo passiamo di fronte alle slot machine, papà tira fuori 5 mila lire dal portafoglio e acquista i gettoni per giocarci. Stiamo tutti intorno a lui mentre tenta la fortuna. La macchina sputa tanti gettoni, talmente tanti che mi pare siamo diventati ricchi. Papà va a cambiarli e gli dicono che sono pochi, così torna da noi con due giochini uguali per me e per Francesco, il gioco del 9. Che non riesco mai a finire. Quando sarò grande riuscirò a farlo, penso.

Si fa tardi. Papà e mamma decidono di andare, e così un po’ triste lasciamo alle spalle quel mondo di luci colorate e di sorrisi. Per la strada del ritorno faccio mentalmente il riepilogo della giornata. Una domenica così non la passavo da tempo. Neanche d’estate. Penso che finalmente ho qualcosa da scrivere per il racconto del lunedì. Ma anche se la maestra mi metterà un brutto voto, per me, nella mia mente, questo racconto sarà comunque da 10.

 

Io ottobre me lo immagino così. Un po’ perché l’ho vissuto. Un po’ perché vorrei che ritornasse. Ma il tempo, purtroppo, non si può portare indietro, così provo a ricordarlo con voi e condividere le emozioni che provavo in una domenica “iglesiente” qualsiasi. Ma per me non era una domenica qualsiasi, per me era LA domenica.

Con tutti i sentimenti,

Michael