-Dove stiamo andando, vorrai dire…- mi corresse Ciano.
Presi la mia roba al volo e salii in macchina senza obiettare.
-Si va al mare- disse Anna entusiasta appena mi accomodai sul sedile anteriore.
-Pensavi che ti lasciassimo qui?- aggiunse ironicamente Ciano.
D’istinto guardai il cielo in direzione del mare. Non vidi nuvole sul promontorio, così mi rallegrai e mi accesi una sigaretta.
-Alza la musica- disse Titti accennando un movimento di spalle.
Guardai Ciano intento a guidare, assorto guardava la strada concentrato. L’auto seguiva la lingua d’asfalto che correva nella pianura e tagliava i campi di granturco.
-Pino è partito- dissi deglutendo un po’ a fatica per l’aria troppo secca.
-Che?- disse lui dopo aver udito qualcosa uscire dalla mia bocca.
-Pino se ne è andato- provai a dire un’altra volta, cercando di sovrastare il rumore che proveniva dai finestrini aperti.
-E quando?-
-Qualche giorno fa. L’ho trovato sull’uscio con la valigia in mano che mi aspettava-
-E dove se ne è andato questo disgraziato?-
-Da un cugino in Germania- risposi con ancora l’amarezza in bocca.
-Mi dispiace non averlo salutato- disse Ciano con il disappunto stampato in viso.
Feci spallucce e cambiai musica come a dire che non avevo più voglia di parlarne.
-Ci fermiamo all’autogrill?- chiese Anna -muoio dalla fame-
Mi girai per un momento a guardare le ragazze dietro. Anna portava un fazzoletto giallo sulla testa e un paio di occhiali da sole. Odiavo non poter vederle gli occhi, provavo una grande irritazione. Era come non poter vedere le sue emozioni, il suo stato d’animo. Era frustrante. Era anche la prima volta che ci vedemmo dopo aver fatto l’amore.
Erano numerose le auto che come noi si dirigevano verso il mare, e mi chiedevo se in ciascuna di esse ci fosse qualcuno in pensiero per un amico partito per cambiare vita, o qualcuno che non sapeva cosa farsene della propria vita, se non quello di andare avanti giorno dopo giorno senza aspettarsi nulla né da se stesso né dagli altri.
Era da una vita che non mettevo piede nella casa al mare di Ciano. In verità come la baita era di suo nonno, un geometra in pensione, conosciuto da parecchi nel circondario e che aveva sempre partecipato alla vita politica della città. Era un uomo fiero delle sue gesta e pronto ad aiutare tutti. Un pezzo della sua vita veniva raccontata nelle foto appese lungo il corridoio, e mi pareva strano come un uomo che aveva dato tanto alla vita degli altri fosse ricordato solo in quelle immagini. Per fortuna, i ricordi seppur non visibili permangono nelle altre persone, almeno per tutta la loro vita.
Anna si affiancò a me mentre ero intento a guardare le foto.
-Noi andiamo in spiaggia- disse con un tono molto pacato come per non disturbarmi.
Aveva capito che ero assorto in un vortice di emozioni. Feci un cenno di assenso. Li avrei raggiunti dopo qualche minuto.
Mi accesi una sigaretta e misi su la caffettiera. Non potevo iniziare la giornata senza il caffè.
-Dai su, vieni- disse Ciano affacciandosi in cucina. -Qui al mare non si può stare tristi-
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