Vacanze d’estate – 1. I bagni di fine scuola

bagni piazza castello

Il caldo appiccicoso si posava sulle loro teste, e qualche mosca girava tra i banchi. Una andò a posarsi proprio sul collo di Giorgio, al secondo banco. I compagni della fila immediatamente dietro videro l’opportunità di ammazzare quella maledetta mosca e, nel contempo, di fare uno scherzo al povero Giorgio.

-Aspetta, aspetta…- disse Luca.

Dopo che la Prof si girò per riprendere a scrivere l’esercizio alla lavagna, Luca fece il segnale. -Ora!-

Zac!

Pietro scagliò il quaderno di matematica sul collo di Giorgo.

-Accidenti, l’ho mancata per un pelo!- disse Pietro con finto rammarico.

La mosca riuscì a salvarsi, e tutti cominciarono a ridere a crepapelle. La Prof si girò di scatto e vide Pietro col quaderno in mano.

-Le sembra questo il modo più utile di usare il suo quaderno?- disse la Prof infastidita, inarcando le sopracciglia.

Giorgio continuava a passarsi la mano sul collo arrossato.

La campanella, finalmente, era suonata anche per loro. Tutti avevano atteso quel momento a lungo, e nell’ultima ora, nessuno stette più a sentire la Prof di matematica, che con i suoi numeri, intratteneva noiosamente la quarta A.

-Uscite con ordine, non siete delle pecore!- continuava a gridare la Prof.

Ma nessuno la stava ad ascoltare.

File disordinate di studenti varcavano l’uscita del Collegio San Giuseppe. Gli schiamazzi riempivano tutta la via, ed i passanti e i turisti si giravano a guardare quei volti con le lentiggini ed invasi dall’acne, che festeggiavano la fine della scuola, come se fosse finita la guerra.

Non si erano dati nessun appuntamento, ma come da tradizione, dopo la scuola, tutti gli studenti si erano recati in piazza Castello per i classici bagni nelle fontane. Cominciavano sempre i più grandi, dopo aver poggiato gli zaini sulle panchine della parete di palazzo Madama. Questi cominciavano a schizzarsi e a trascinare in mezzo le ragazze.

Luca si era buttato tra i compagni, e quell’acqua fresca era una manna dal cielo. Nonostante fosse solo il 10 giugno, il sole era cocente. Marco, Beppe e Alberto avevano spinto le ragazze al centro, e Luca si sentì a disagio, perché di fronte a lui c’era Sofia. Quest’ultima non era nella sua classe, ma come capitava spesso, nei bagni di fine scuola, ci si ritrovava tra studenti di altre classi e altre scuole. Sofia aveva appena finito la terza, e Luca, durante l’anno non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi. Eppure, aveva avuto tante occasioni, come la ricreazione o le ore di educazione fisica in comune. Ma per Luca, Sofia era una di quelle irraggiungibili. Si sentiva imbranato di fronte a lei.

Ma ora era lì, a pochi centimetri da lui, con la maglietta bagnata e con un sorriso che gli scaldava il cuore.

-Ehi, Luca!- Pietro gli diede uno scossone per svegliarlo da quello stato di dissociazione. -Sembri un pesce lesso, si può sapere che hai?-

-Sì, scusa, ora arrivo!-

-Pensi a Sofia?-

Luca abbassò lo sguardo senza rispondere.

-Dai retta a me, quella non fa per te…-

Pietro intanto era scappato e aveva preso Michela tra le braccia.

-Lasciami!- gridava lei ridendo, mentre il gorgoglìo dell’acqua le inzuppava il vestito. -Lasciami!-

Luca si ributtò tra i suoi compagni senza pensare a nulla, o meglio, cercando di non pensare a Sofia. Anche se lei, almeno per un secondo, lo aveva guardato. E a Luca, questo non era sfuggito.

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