Il treno per la felicità di… Giorgia!

intervista

Giorgia ha 23 anni, e si è appena laureata in “Scienze e Tecniche Psicologiche” presso l’Università degli Studi di Cagliari. Anche lei, come Giovanni, il protagonista de #iltrenoperlafelicità, ha deciso di lasciare la sua terra, la sua famiglia e i suoi amici, per garantirsi un futuro. Un futuro, che per motivi socio-economici (e politici, se vogliamo) sembra destinato a svolgersi lontano dal suo paese natale.

Chiediamo a Giorgia le emozioni che prova all’inizio di questa sua avventura!

Quando hai maturato la decisione di partire?

Ho maturato la decisione di partire principalmente durante il mio terzo e ultimo anno di università, mentre terminavo gli esami della triennale di Psicologia e mi preparavo al traguardo finale, la laurea.

Quali sono stati i motivi che ti hanno spinto a farlo?

Il motivo principale è che il Corso di Laurea Magistrale in Psicologia dell’Ateneo di Cagliari non offre tantissima scelta, e ciò che offre non rientra principalmente nei miei gusti personali. Inoltre, la scarsa organizzazione della facoltà che ho avuto modo di constatare alla triennale, mi rendeva sempre più demotivata; non mi sentivo completamente appagata e soddisfatta. Continuare gli studi lì sarebbe stato controproducente per me e per il mio futuro.

Pensi di trovare un distacco molto più ampio tra il nuovo mondo accademico e quello vecchio?

Sinceramente sì. Spero che la nuova università arricchisca il mio bagaglio culturale e mi fornisca un’ottima preparazione per poter successivamente affrontare al meglio il mondo del lavoro. Spero, anche, di poter fare tanta pratica, perché penso che il tirocinio sia, e debba essere, un’esperienza indispensabile per ogni studente. Nel corso di studi che ho frequentato a Cagliari non era previsto e questo è una lacuna importante.

Qual è la tua paura più grande riguardo a questa esperienza?

Mi spaventa molto fare le valigie e lasciare la terra dove sono nata e cresciuta per andare in un luogo di cui non conosco niente: la città, le persone, le abitudini, le tradizioni, la facoltà, i colleghi. E’ come fare un salto nel vuoto in cui non sai cosa ci sarà ad aspettarti una volta arrivata, sarà tutto nuovo e sconosciuto, e la mia paura più grande è quella di non riuscire ad ambientarmi ed adattarmi facilmente e velocemente. Ovviamente, spero di ricredermi.

Quale sarà la cosa che ti mancherà di più?

Oltre alla mia famiglia e ai miei amici, credo proprio che il mare cristallino e il cielo soleggiato della Sardegna mi mancheranno moltissimo. Nonostante questa sia una terra che offra poche possibilità di lavoro, soprattutto ai giovani, sono convinta di vivere in un angolo di paradiso in cui spero, un giorno, di poter fare ritorno.

Ti accingi a salire sul tuo personale “treno per la felicità”. Anche tu come Giovanni (protagonista del libro) lasci la tua terra e le tue origini per avere un futuro. Cosa pensi di trovare alla stazione di arrivo?

Sono sicura che quest’esperienza mi arricchirà in tutti i sensi, mi farà maturare come persona e sarà lo spunto per avere nuovi stimoli nella mia vita. Non so bene cosa aspettarmi alla stazione di arrivo, ma spero solo che qualunque cosa sia rispecchi e assomigli il più possibile alla felicità.

 

C’è sempre da essere tristi quando lasciamo i nostri luoghi e le persone più care. Ma sappiamo che quello che facciamo è per il nostro bene. O meglio, per il nostro futuro. Bastano magari pochi vestiti, ma tanto coraggio e audacia. Così come ha fatto Giorgia, Giovanni e altri milioni di giovani italiani. Ragazzi che, vista l’immobilità della politica e delle istituzioni (a diversi gradi), vanno a prendersi il futuro di persona.

 

Vuoi raccontarci la tua esperienza?

Mandaci la segnalazione nella sezione “contatti”, e raccontaci le emozioni che hai provato quando hai preso il tuo personale “treno per la felicità”.