Il seminatore di grano – 6. Gilda

Mentre Remo percorreva la strada che portava in paese, si domandava continuamente se fosse vestito adeguatamente per l’appuntamento con Gilda. Si era spruzzato un po’ di acqua di Colonia, che aveva trovato tra le cose di sua madre, aveva indossato i calzoni corti, e lottato con i suoi capelli neri e fini, per ottenere la riga giusta ad un lato.

Ad ogni passo dalla tasca si sentiva il tintinnio dei soldi e, ogni tanto, Remo doveva tirar su i calzoni, perché il peso delle monete li tiravano giù pian piano.

-Hai portato i soldi?- gli chiese Ciccio.

-Son qua!- rispose Remo battendo la mano sopra la tasca e facendo sentire il tintinnio delle monete.

Ciccio fece un gesto d’intesa poi fece per andare verso il ponte romano.

-Gilda è bella.- disse Ciccio.

-Quanto?- chiese Remo incuriosito.

-Tutti se la vorrebbero fare… c’ha due pere così!-

Ciccio aprì le braccia per indicarne la grandezza.

Remo si sentiva un po’ ansioso, perché aveva una gran paura di non essere all’altezza, e poi perché Gilda l’avrebbe potuto raccontare ad ogni uomo con qui andava. Così, il paese avrebbe saputo di lui e della sua mancanza di virilità.

Appena fuori il paese sorgeva il ponte romano, così tutti l’avevan sempre chiamato, sopra il quale correvano i binari della ferrovia. Era una struttura fin troppo imponente per il paesaggio in cui era stata costruito. Il ponte presentava tre campate, una grande centrale sotto cui passava la strada, e due laterali più piccole, sotto cui scorrevano due piccoli fiumiciattoli, i quali, una volta, formavano un fiume unico. Gilda usava appartarsi con i suoi clienti proprio dietro uno di queste campate, alla buona.

Remo aveva scagliato una pietrolina con un calcio.

-Chi c’è?- chiese una voce femminile.

-Siamo qui per te.- rispose Ciccio.

-Chi siete?-

-Sono Ciccio, e ho portato un amico…-

Ciccio e Remo girarono il grande pilastro e videro Gilda di spalle, mentre si dava un tocco di trucco. Aveva i capelli castani, e un alito di vento li faceva svolazzare qua e là. Aveva le spalle scoperte, ed un vestitino di cotone che le si stringeva in vita e finiva appena sopra il ginocchio.

Mentre si specchiava, Gilda canticchiava una canzone e muoveva l’anca ritmicamente. Remo la scrutava, e osservava i suoi i lineamenti. Aveva una bella voce e il fondo schiena gli aveva scatenato miriadi di fantasie.

Lo sguardo di Remo, poi, era andato verso tutto ciò che circondava Gilda. Le sue cose, le piante, Ciccio. Si chiedeva, inoltre, se si fosse sentito a suo agio in quel contesto.

-Eccomi…- disse Gilda dopo essersi guardata per l’ennesima volta nel suo specchio a mano.

Gilda si girò sorridente.

-Lui è Remo.- disse Ciccio.

Gilda lo guardò da testa a piedi.

Quand’ sì bell!-

Remo si fece rosso in viso.

-Non essere timido.- disse lei.

Ciccio gli diede un leggera spinta per fargli fare un passo in avanti, Remo cercò di stare fermo sul posto, ma Gilda si avvicinò a lui e lo prese per una mano.

-Lasciaci soli.- disse a Ciccio.

Remo boccheggiava. Il caldo soffocante non lo faceva ragionare e sentiva le gambe cedergli da un momento all’altro. Gilda gli diede una carezza sul viso.

-Vuoi fare l’amore?- gli chiese con dolcezza quasi materna.

Remo fece di sì con la testa.

-E’ la prima volta?- chiese lei, ancora.

Remo scosse nuovamente la testa in segno di assenso.

Gilda sorrise.

-Ci penso io, vieni.-

Gilda lo condusse dietro una grande siepe, al riparo dagli sguardi indiscreti, e continuava ad accarezzarlo. Remo chiuse gli occhi e cercò di non pensare a niente, ma l’agitazione lo teneva in ostaggio. Gilda slacciò la cintura e fece per sbottonare i calzoni. Remo si staccò all’improvviso.

-Scusa…- si limitò a dire, e scappò via a testa bassa.

Ciccio vide Remo correre verso di sè e provò a chiedere spiegazioni.

-Che è successo? Remo, aspetta!-

Mentre Remo corse via, Gilda si affacciò dalla siepe per guardarlo, poi sorrise.

Jè nu breiv uagnaun…-

Remo si allontanò e scomparve all’orizzonte. Gilda aveva capito che Remo era un bravo ragazzo. Ciccio, intanto, si era slacciato i pantaloni.

-‘Mbè?- disse allargando le braccia.

-Ma che vuoi?- chiese Gilda.

-E’ il mio turno!-

-Ma che turno e turno. Oggi Gilda è chiusa, vattinn’!-

Ciccio si allacciò i pantaloni e imprecando imboccò la strada verso il paese.

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