Torino.

Torino, la mia città.

È bello vederti svegliare,
Quando il cielo è ancora buio,
Le strade deserte e le luci accese.

L’edicola della piazza s’accende
Ed io al rosso di un semaforo
Rimango a guardare
E sento l’odore del pane.

Il silenzio mi attrae.
Il tram arriva con i vetri illuminati,
Si ferma e cigola.
Continuo a guardare.

Mi sento privilegiato
A vedere tutto questo.
Mi sento rinato
A vivere in questo posto.

Torino, la mia città.
È bello vederti svegliare,
Ma anche vederti addormentare…

Il cielo si tinge di rosso,
E lo sto a guardare dai Murazzi.
Un pensiero nostalgico,
Un abbraccio affettuoso.

La Gran Madre s’accende
E con lei i miei occhi.
Mi volto e piazza Vittorio mi abbraccia,
La Mole mi chiama.

Sto proprio sotto,
Mentre la persone fanno la fila.
La ammiro. Mi siedo e la riammiro.

Via Po é piena di gente,
Passo per le bancarelle dei libri.
Uno, due, mille colori.
Una, due, mille parole.

Torino, la mia città.
Mi manca l’inverno
E vederti svegliare poco a poco.
Vedere la collina sonnecchiare
E coperta dalla nebbia.
Vedere le luci di Superga
e continuare a guardare.

© Michael Floris – Tutti i diritti sono riservati.

3 Risposte a “Torino.”

  1. Ho conosciuto persone che, emigrate come te, l’hanno subita e odiata (amici di famiglia), altre che l’hanno accettata, altre ancora come mio zio che l’hanno apprezzata… ma credo di non aver conosciuto nessuno che l’ama come la ami tu! Una appartenenza totale che va oltre qualsiasi integrazione. Belle parole, che raccontano ancora più di quanto dicono! Bravo

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