Tutte le forme del sole – parte 3

All’officina mi affidarono il compito di riportare ai clienti i mezzi riparati. Avevo dato prova della mia scarsa manualità sul campo e quella mansione era sgradita a molti.

C’era un maresciallo che portava sovente l’auto, ogni volta con un problemino da niente e una donna diversa a bordo; tutte molto belle, per carità. Non che sua moglie non lo fosse, una donna alta e distinta, e uno sguardo perso chissà dove. L’aveva portata un giorno, mentre di fretta spiegava al meccanico il rumore strano che aveva sentito provenire dal motore.

-Che guardi, giovanotto?- chiese una volta il maresciallo, mentre mi trovò a scrutare sua moglie.

Il padrone venne a darmi uno scappellotto.

-Niente- dissi toccandomi la nuca e affrettandomi a portargli l’auto di cortesia.

Dal modo in cui mi aveva fatto notare che stavo guardando troppo sua moglie capii la sua gelosia e quanto fosse possessivo, nonostante di donne ne disponeva a bizzeffe. Mi chiesi, allora, cosa spingesse un uomo a essere oltremodo possessivo nei confronti di una donna. Forse, possedere una donna così bella e attraente che non tutti potevano permettersi, se così si può dire, conferiva in lui una certa sicurezza che sarebbe caduta automaticamente nel momento stesso in cui l’avrebbe persa. Il maresciallo era un uomo insicuro che si nascondeva dietro quell’uniforme e quella bellissima donna infelice. Questo era tutto ciò che pensavo del maresciallo, un uomo che metteva una soggezione terribile quando ci si aveva a che fare.

 

Pochi giorni più tardi mi ritrovai di fronte a casa sua per riportargli l’auto. Spensi il motore e fissai il portone della casa. Per un momento esitai e pregai tra me e me di non trovare né lui né sua moglie.

Dopo aver bussato col battiporta mi guardai attorno in cerca dell’auto di cortesia ma non c’era. Il mio principale concedeva l’auto di cortesia solo ai suoi clienti più illustri, si capisce.

Finalmente, vennero ad aprirmi. Una donna molto giovane spuntò dalla porta e mi fissò in silenzio.

-Ho portato l’auto del maresciallo- dissi indicando l’auto parcheggiata il cortile.

La donna continuò a fissarmi dalla testa a piedi, poi si convinse e spalancò la porta facendomi cenno di entrare.

-Un momento- disse lei bloccandomi nell’ingresso.

Mentre andava a chiamare qualcuno si girò guardandomi ancora con i suoi occhi molto grandi.

-Il maresciallo non c’è, vado a chiamare la signora.-

Subito mi si chiuse lo stomaco. Guardandomi attorno e vedendo solo sfarzo e pacchianate pensavo che come gabbia quella casa non era affatto male.

-Eccomi, chi cercate?-

La moglie del maresciallo comparì dopo la sua voce.

-L’auto- dissi impacciato -ho portato l’auto-

-Mio marito non mi ha detto che sareste passati-

Feci spallucce e le porsi le chiavi dell’auto riparata.

-Le posi pure sopra il mobile accanto a lei-

Eseguii i suoi ordini. Lei mi vide fermo e immobile sulla mia posizione, un po’ in soggezione.

-Deve essere pagato?- mi chiese imbarazzata.

-Nient’affatto- risposi -dovrei prendere l’altra auto-

-Certo, ha ragione… devo solo ricordare dove sono le chiavi-

La donna entrò in quella che doveva essere la sala da pranzo, quando dopo qualche secondo la sua voce chiamò il mio aiuto.

La trovai quasi scomparsa dentro un mobile parecchio disordinato, mentre il suo vestito si alzava leggermente all’insù a scoprire quasi metà delle cosce. Cosa avrebbe fatto il maresciallo se mi avesse visto là dentro a guardare sua moglie in quello stato solo Dio lo sa.

-Ecco, finalmente!-

La donna strinse il mazzo di chiavi soddisfatta.

-Erano in questa dannata scatola, accidenti a loro!-

La moglie del maresciallo si girò verso di me e fece per darmi le chiavi, mentre il mio sguardo cadde inesorabilmente sul suo decolleté assai generoso. Lei si accorse del mio sguardo e arrossì quasi compiaciuta, forse incredula di piacere ancora a qualcuno dopo così tanto tempo dentro quella gabbia. Nessuno dei due disse nulla per un momento, poi la cameriera entrò improvvisamente nella sala da pranzo come per annunciare qualcuno.

-L’auto è sul retro, giovanotto- la moglie del maresciallo ritornò nei confini della formalità ma senza staccare lo sguardo dal mio.

Uscii da quella casa con passo svelto, sotto gli occhi della cameriera perplessa e con la paura di incontrare il maresciallo. Cercai di dimenticare in fretta quel momento così assurdo.

Salii sull’auto e mi accorsi subito del tanfo che vi era all’interno. Il maresciallo aveva ridotto l’auto a un letamaio in così pochi giorni.

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