Vacanze d’estate – 13. La Colombara

colombara

Alle 22 in punto, tutti si incontrarono nel curvone di Via Manie, in prossimità dell’inizio di Via Castelletto, sulla parte alta del promontorio. Lasciarono le bici in un angolo, ben nascoste dalla strada e si avviarono in silenzio attraversando la fitta vegetazione. Ciascuno con la propria torcia in mano.

Luca teneva la mano di Sofia e l’aiutava a superare gli ostacoli più difficili. Marco e Simone guidavano il gruppo con passo svelto e deciso, mentre Giulia faceva finta di essere impaurita per avere le attenzioni di Alberto su di se.

-Quanto manca?- chiese Giulia affannando mentre saltava un arbusto.

-Poco.- rispose Marco.

-Aspetta, abbiamo perso Luca e Sofia.- sussussò ancora Giulia. -Non vedo le loro torce.-

Marco alzò gli occhi al cielo.

-Non credevo di dover badare a dei bambini.-

Alberto lo fulminò con lo sguardo.

-Eccoli! Ma dove vi eravate cacciati?-

-Eravamo qui dietro, ma abbiamo rischiato di cadere.-

-Silenzio, abbassate la voce!- disse Marco col fare adirato.

Dei cani presero ad abbaiare in lontananza.

-Ricordatevi che siamo in una proprietà privata.-

-E se ci sparano?- chiese Luca.

-Almeno chiuderai quella boccaccia!-

-Marco, piantala!- lo attaccò Giulia, e continuò -Invece di litigare, perché non andiamo avanti?-

Il canto dei grilli accompagnava la loro discesa verso il “castello”. Quella sera il cielo era privo di luna, e tutto pareva più scuro.

-Eccola! Siamo arrivati.- annunciò Simone.

-Guarda se è chiuso con il lucchetto.- suggerì Marco.

-Macché, è aperto.-

Simone spinse il grande portale che fece un gran cigolìo. Il rumore si diffuse per tutto l’ambiente, al quale risposero alcune civette sugli alberi lì accanto.

-Ho paura dei pipistrelli!- disse Giulia.

-Sei proprio una cagasotto!- disse Alberto prendendola in giro.

Il gruppo avanzò compatto di qualche metro. Le stanze erano invase dai calcinacci, vestiti abbandonati e qualche siringa sparsa qua e là. Perlustrarono qualche stanza finché non trovarono un tavolo rotondo con delle sedie in cerchio. Marco si avvicinò con coraggio.

-Qui fanno le sedute spiritiche!-

Sofia strinse la mano di Luca.

-Ehi, stai tranquilla!- le sussurrò lui all’orecchio.

-Perché non la facciamo anche noi?- disse Marco puntandosi la torcia in faccia.

-Non è una buona idea.- ribattè Alberto.

-Che c’è, signorino? Ti caghi sotto? Vuoi la mammina?-

-Io non mi cago sotto!-

-E allora? Che vuoi che ti succeda?-

-Va bene!-

-Andiamocene…- provò a dire Giulia, non troppo convincente.

Alberto le mise una mano sulla spalla.

-No. Facciamo questa cosa.-

Luca e Sofia si guardarono e facero entrambi spallucce, perché nessuno dei due aveva intenzione di fare quella cosa.

-Ma almeno sai come si fa?- chiese Giulia, mentre tutti presero posto al tavolo.

-Lo sanno tutti. Dobbiamo aprire entrambe le mani e unirle a formare un cerchio.-

Marco sembrava molto sicuro di sé. Sofia lo guardava con aria di ripugnanza.

-Ora, chiudete gli occhi.-

Simone aprì un occhio per vedere se tutti stessero rispettando i comandi di Marco.

-Dobbiamo scegliere una lettera.-

-La G!-

-No, la M.-

-Perché devi scegliere tu? Io dico la P!-

-Basta!- urlò Marco tra la confusione generale.

-Si sceglie a caso. Vedete? Qua sono incise tutte le lettere dell’alfabeto, dobbiamo sceglierne una ad occhi chiusi.-

Simone chiuse gli occhi e con l’indice picchiò contro il tavolo.

-Niente!- disse Giulia.

-Ancora niente. Un po’ a sinistra!- lo guidò Marco.

-F!- urlarono tutti all’unisono.

-Ora rimettiamoci nella posizione iniziale.-

Tutti chiusero gli occhi e unirono le mani con le punte delle dita.

-Effe, effe! Chi sei tu con la lettera effe?- chiese Marco con un tono di voce da messa.

Giulia si tratteneva a stento dal ridere.

-Se ci sei… batti un colpo!- disse Marco solennemente.

Simone aprì un occhio e vide che tutti erano concentrati.

-Effe, se ci sei… batti un colpo!-

Simone diede un colpo al tavalo col ginocchio.

-Ha risposto!- disse Marco, sapendo che Simone aveva cominciato con la farsa.

Il resto del gruppo cominciò ad avere paura.

-Come ti chiami?- chiese Marco.

-L’ho sentito!- rispose Simone. -Si chiama Francesco.-

-Io non ho sentito niente!- si lamentò Luca.

-Ssshh!-

-Francesco, e da dove ci parli?- continuò Marco la sua intervista.

-Ha detto dal mondo dei morti!- rispose Simone.

Luca era sempre più dubbioso.

-Perché sei morto?-

-Un incidente in moto!-

Marco e Simone continuarono la tetra farsa per parecchi minuti, fin quando le domande divennero ridicole, come il suo numero di scarpe. Luca aprì gli occhi e si accorse che Simone ridacchiava in silenzio.

-Sei uno stronzo!- lo attaccò.

-Che vuoi?-

-Io ti…-

Luca si alzò e fece per prendere Simone per il colletto.

-Fai cosa, eh?-

-Ci hai presi per il culo!-

-Era tutto vero.- ribatté lui.

Luca gli si azzuffò contro. Marco rimase a guardare mentre il suo amico si difendeva dagli attacchi d’ira di Luca.

Alberto e Giulia provarono a separarli.

-Basta! Basta!-

Un fascio di luce bianca attraversò la soglia della porta e invase la stanza. Il bagliore era talmente forte che nessuno distinse il punto di provenienza. Alberto inclinò leggermento il collo dopo aver portato la mano di fronte agli occhi per ripararsi dalla luce, vide il contorno di un uomo con un fucile in mano.

-Ehi, voi!-

-Correte, correte!- gridò Alberto.

Per fortuna, la stanza dove si trovarono era al piano terra. Simone aprì una finestra con dei vetri rotti e saltò giù. Tutti lo seguirono, mentre l’uomo puntava il fucile contro.

Quest’ultimo si avvicinò alla finestra e sorrise vedendo tutte quelle torce che fluttuavano velocemente tra la vegetazione.

-Che furfanti!-

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